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:quaddentro:

giovedì 20 maggio 2010

Ritratto del presentista - sintesi topofonetica

E' proprio vero che è impossibile non comunicare?
Stiamo recentemente assistendo ad un fenomeno simile all'inflazione, relativo al valore delle parole. Tutti parlano e nessuno dice niente. Il borbottare perpetuo di old media e social network, le menate degli accademici, la comunicazione passatempista dei presentisti - niente di tutto questo comunica. O meglio: suggerisce di non comunicare.
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-il presentista è muto-

lunedì 10 maggio 2010

Rumore formativo, pensiero enarmonico

Ogni debolezza è un limite.
Ogni limite si maschera con uno schema.
Ogni schema serve a semplificare un problema affidandone la risoluzione, per l'appunto, ad uno schema [che sovente viene imposto da qualcuno e preso per buono da qualcunaltro, senza troppe domande (gli schemi fanno comodo ai deboli)].
Questa sorta di burocrazia del pensiero si presenta in ogni azione attiva o passiva che sia, nelle abitudini individuali e nelle consuetudini sociali; le sue maschere sono quelle dell'accademismo, del dogmatismo, dello "stile", dei principi di armonia in musica e nella monodirezionalità in ambito artistico, formativo, mediatico.

Ho la pelle d'oca quando penso che per secoli e secoli abbiamo usato quasi esclusivamente le stesse 12 note; sarei più sereno tenendo lo stesso paio di calzini per una settimana. A quanto pare siamo così pigri da accettare 12 sbarre purchè costituiscano una comoda gabbia.
Ogni musicista dovrebbe decidere su quali frequenze "fissare" le proprie note (sempre ammesso che questo lavoro sia considerato necessario dall'autore: è una questione d'intenti). Quando la percezione collettiva arriverà a preferire la diversità rispetto all'omologazione, l'iniziativa alla ripetizione, scopriremo di essere degli instancabili rumoristi in un mondo di Musica: l'armonia tonale, per la sensibilità musicale, ha finito per rappresentare ciò che un distacco della retina può essere per la vista: ci ha tolto la gioia di apprezzare i rumori per ciò che sono.

E ancora: non può essere altro che pigrizia quella che spinge a continuare ad adottare le cadaveriche lezioni frontali. "Stai seduto e ascolta", un metodo fallito in partenza, non credo ci sia bisogno di molte argomentazioni sul perchè: abbiamo tutta la pedagogia del Novecento a insegnarci come questa modalità di lezione sia una delle cause fondamentali della demotivazione da parte degli alunni. Occuparsi di formazione non è certo un lavoro per vigliacchi: se non vi rendete conto che le lacune dei singoli professori e maestri possono finire per rovinare intere generazioni, state alla larga; se non capite che questi sono anni complessi e di transito, e che bisogna insegnare creativamente ad essere creativi, allora occupatevi di qualcos'altro. I professori-burattinai non possono più continuare a inebetire i ragazzi per una propria mancanza di forza (=>la forza di mettersi in gioco). Ogni ambito formativo richiede una buona dose di Net.Futurismo.

Ormai è sempre più vicino il giorno in cui tutte le debolezze passapresentiste verranno spazzate via da una grassa, colossale risata prospettica net.futurista: accademici, virtuali cammuffati da virtuosi, non riuscirete a giustificare la vostra vigliaccheria nemmeno balbettando - e nessun manuale vi sarà d'aiuto.