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:quaddentro:

lunedì 19 dicembre 2011

Pulsional Gender Art: forme di espressione estrema



Gli obiettivi delle edizioni Avanguardia21 erano manifesti fin dall'inizio: sostenere e diffondere la cultura d'avanguardia, oggi più che mai viva e necessaria, e creare una rete tra i suoi protagonisti. Ed ecco che un nuovo passo viene fatto in questa direzione, con la pubblicazione del libro "Pulsional Gender Art" di Vitaldo Conte. Un libro assolutamente distante dal freddo sperimentalismo fine a sé stesso: l'autore propone un viaggio attraverso tutte quelle forme di avanguardismo pulsionale che hanno caratterizzato l'ultimo secolo, a partire da movimenti storici come Futurismo, Dada e irredentismo fiumano, fino ai più recenti Futurismo Oggi, Net.Futurismo, Transumanesimo. Il libro dedica molto spazio a tutte quelle forme di espressione corporea come extreme body art, gender e bondage art, post-porno, transgender cybersex, human installations, scrittura sul corpo, make up. La scelta assolutamente antimuseale di considerare l'arte come azione, pulsione, corporeità, aiuta a fare chiarezza su ciò che ruota attorno al concetto di avanguardia calda, mostrandoci quanto essa sia ormai radicata nella nostra cultura.
Chiude il libro un capitolo su Vitaldix, identità multipla ideata dall'autore per sostenere l'ideale di arte pulsionale che ci ha presentato con questo prezioso testo.

Il libro è in vendita qui.

venerdì 11 novembre 2011

11-11-11: contro il "futurismo" reazionario

Nel 2009 pensavamo di aver toccato il fondo, con le ridicole celebrazioni del Futurismo che non han provveduto ad altro che scavargli la fossa. Queste iniziative imbecilli si erano già meritate una dura risposta da parte del Net.Futurismo.
A dimostrarci che il peggio non era ancora passato, nell'ultimo anno si è presentata tutta una serie di parlamentari reazionari che, per amor della poltrona, ha ben pensato di dichiararsi "futurista" e lanciare l'ultimo trend politico: il "futurismo conservatore" (o "futurismo addomesticato", chiamatelo come volete).
Ed ecco che una nuova necessità emerge nel panorama avanguardista italiano: mettere in luce quelle che erano le potenzialità di un grande movimento, mostrare ciò che può offrire a distanza di un secolo, e rompere definitivamente con tutti coloro che hanno visto nel Futurismo nient'altro che una bell'etichetta per decorare un pensiero vile marcio scaduto.
A rispondere a quest'esigenza, arriva il Manifesto del Futurismo Smodato, firmato dalle figure chiave del transumanismo Riccardo Campa e Stefano Vaj, dall'ex appartenente al gruppo "Futurismo Oggi" Roberto Guerra, dal fondatore del Net.Futurismo Antonio Saccoccio e da colui che ha riportato l'azione futurista sulle pagine dei giornali, Graziano Cecchini.
Il manifesto in questione, uscito l'11-11-11 alle 11:11 (il "numero fortunato" di Marinetti), conduce verso una presa di posizione senza compromessi: o si è a modo, o si è smodati.

Le contraffazioni si moltiplicano, ora che il Futurismo, celebre nel mondo, è diventato un'etichetta rimunerativa. (...) Dopo aver speculato sul culto del passato, questi passatisti mascherati vorrebbero ora speculare sugli entusiasmi futuristi.

(F.T. Marinetti, "Gli sfruttatori del Futurismo")

mercoledì 2 novembre 2011

Doppio appello per gli Indignati

Ok, non siamo messi bene.
C'è chi lo dice da un giorno e chi da una vita, ognuno con argomentazioni più o meno valide.
Eppure, solo ora la gente alza i toni e si unisce contro ciò che reputa la causa del loro malessere.
A queste persone è stato appioppato il termine di indignados, e sembra stargli bene: in fondo, si tratta di Bravi Cittadini che vorrebbero continuare a vivere tranquilli come han sempre fatto, se non fosse che qualche Cattivo inizia a rendergli la vita difficile.
E man mano che i toni si alzano, il messaggio risulta sempre più confuso. Una grande anomalia!
La totale mancanza di contenuti (oltre a quelli più ovvi) di queste proteste è semplicemente allarmante: se ieri almeno si tentava, seppur in modo confuso e spicciolo, di protestare per un ideale, oggi si difende la comoda routine nella quale avremmo voluto gettare le nostre vite.

A far luce sulla questione, arriva il doppio appello/manifesto di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra:

venerdì 14 ottobre 2011

testografia net.futurista

Scendiamo dall'Olimpo dei Poeti, e osserviamo per un istante le parole per ciò che sono, al di là di ogni mitologia letteraria.
Ciò che permette immediatamente di identificare una poesia come tale, è il continuo andare a capo. Quando procediamo alla lettura di una poesia, questo continuo rimando alla riga successiva rallenta la lettura, dando modo di dedicare più importanza alle parole lette.
La poesia appare quindi come uno spazio in cui le parole acquisiscono una maggiore carica espressiva, attraverso un'elaborazione verbale, sonora e grafica dei concetti. Ma se gli aspetti verbali e sonori vengono necessariamente considerati durante il processo di scrittura, l'impostazione grafica si riduce quasi sempre ad una serie di versi letteralmente in riga, come tanti soldatini, o come tanti scolaretti che invecchiano nelle loro classi.
Le uniche parole dotate di dinamismo grafico sono quelle che ci vengono offerte dai manifesti pubblicitari, forse per esigenze e motivazioni espressive superiori a quelle del Poeta medio.
Il Poeta dà spesso prova della sua inerzia, pretendendo di mettere in mostra le sue abili doti di comunicazione senza però preoccuparsi di esprimersi in modo totale, come un compositore che non pensa all'arrangiamento della sua musica. La poesia rimane quindi ferma ad una scelta testografica di base, l'andare a capo, l'ordine e la disciplina.
Gli unici che nel corso del secolo scorso hanno compreso l'importanza del modo in cui la parola scritta si presenta sono stati grandi avanguardisti, da Mallarmé a Govoni, da Marinetti a Picabia, fino ad arrivare alle sperimentazioni più recenti di poesia concreta. Solo le avanguardie hanno considerato la testografia come essenziale proprietà espressiva della parola scritta, donando al testo una propria autonomia.
La testografia non è affatto riconducibile ad un'estetica: è un'esigenza espressiva. La sua diffusione potrà incontrare o meno l'approvazione dei Poeti, ma si estenderà sicuramente tra tutti coloro che hanno una maggiore consapevolezza grafica.
Ed ora
rompete
le righe.

martedì 4 ottobre 2011

wrong music composition

download!

Siamo tutti così presi dalla ricerca del suono giusto che abbiamo dimenticato la natura stessa del suono, la sua fonte, la sua costruzione. Capita così che i nostri auricolari, le casse delle nostre radio e dei nostri pc, agiscano come approssimativa simulazione di un'esecuzione pura, che dovrebbe avvenire direttamente nelle nostre teste, costituendo un contesto a sé stante.
L'impossibilità e la totale inutilità di questo intento ci hanno portato a raccogliere tutti quei suoni solitamente scartati ed etichettati come errori: errori di registrazione, errori di mixaggio, errori di masterizzazione, ecc. Gli strumenti di riproduzione del suono hanno finalmente tirato fuori la loro voce.
Wrong music for wrong people.

stefano balice + marco raimondo
net.futuristi

venerdì 15 luglio 2011

16 luglio 2011: il MAV irrompe a Genova

Si riuniranno il 16 luglio a Genova, presso l’AC Hotel in zona Quarto, i principali rappresentanti del MAV (Movimento per l’Arte Vaporizzata). All’ordine del giorno i due punti fondanti del programma del MAV: il superamento dell’arte attraverso la sua vaporizzazione, portata avanti seguendo direttrici teorico-pratiche che oscillano costantemente tra le esperienze futuriste, dada e situazioniste più radicali; la liberazione dal/del lavoro, autentica religione contemporanea.
Il MAV è un movimento artistico costituitosi dalla fusione di diversi gruppi e movimenti contemporanei e del recente passato: da ciò che resta del vecchio Gruppo IDRA (anni Settanta) al recentissimo Movimento per l’Arte Cervicale, al Net.Futurismo, al gruppo ALTA (Associazione-Laboratorio per la TransArchitettura).
L’evento, che figura ufficialmente tra le tappe del “Primo Concilio InterAvanguardista 2011-15 – Tesi e proposte preparatorie per l’avvenire oltrizzontale”, prevede gli interventi di artisti, critici, scrittori e teorici provenienti indifferentemente da ambienti accademici e underground: Stefano Balice, Andrea Leonessa, Visual Mark, Laika Facsimile, Giorgio Pedivella per il Movimento Arte Cervicale; Antonio Saccoccio, Marco Raimondo, Silvia Vernola, Gianluigi Giorgetti, Klaus-Peter Schneegass, Kristian Fumei per il Net.Futurismo; Emmanuele J. Pilia, etc. per ALTA. Hanno inoltre aderito scrittori, artisti e ideologi di diverso orientamento: Blade Painnet, Joseph Deskolath, Vitaldix, Roberto Guerra, Dario Lapenta (Italiavanguardista), etc. Previsto anche l’intervento di Elisabetta Mattia e Loretta Bertoni per la casa editrice “Avanguardia 21”, che si è posta recentemente come punto di riferimento per la cultura d’avanguardia internazionale.
I lavori del meeting procederanno per tutto il pomeriggio, dalle 15 alle 20. Previsto un collegamento audio-video con i mavvisti da Roma. Dopo la chiusura annunciate vaporizzazioni oltre-artistiche con incursioni e creazione di situAzioni nel centro di Genova.

Intervengono:

Stefano Balice
Silvia Vernola
Laika Facsimile
Antonio Saccoccio
Visual Mark
Dario Lapenta
Marco Raimondo
Roberto Guerra
Blade Painnet
Joseph Deskolath
Elisabetta Mattia
Loretta Bertoni
Giorgio Pedivella
Emmanuele J. Pilia

Siamo degli artisti soltanto in quanto non siamo più degli artisti: stiamo realizzando l'arte.
(Internationale Situationniste, agosto 1964)

Vaporizzare l’arte è l’ultimo compito che può avere oggi un artista prima di uscire definitivamente di scena.
(Movimento per l’Arte Vaporizzata, maggio 2011)

giovedì 9 giugno 2011

Agenzia di socializzazione???

Certo, è facile dire “chiudiamo le scuole” ora che i ragazzi hanno molti più stimoli e apprendono di più al di fuori di essa... Ma la scuola rimane pur sempre un'agenzia di socializzazione, e come tale non è sostituibile.

Quest'affermazione, che sintetizza l'ultima argomentazione possibile in difesa dell'istituzione scolastica, è falsa.
Nessuno si può azzardare a definire agenzia di socializzazione un luogo in cui i rapporti umani sono imposti e limitati, limitati quantitativamente al numero di compagni di classe, limitati al contesto e all'ambiente scolastico, limitati ai propri coetanei, limitati alla durata dell'intervallo, insomma


LIMITATI.


La verità è che qualunque luogo pubblico può potenzialmente costituire un'agenzia di socializzazione migliore della scuola, purché sia privo dei suddetti limiti.
Solo un imbecille potrebbe definire l'isolamento come un modo per permettere all'individuo di comprendere la propria posizione nel contesto sociale. Un imbecille che ha passato il suo periodo migliore a studiare, riducendo la propria persona a quattro libri e due voti.

mercoledì 25 maggio 2011

Legirtimazione generazionale

Abbiamo sentito abbastanza ai-miei-tempi da aver afferrato che, stando alla cronaca, viviamo nell'epoca più illegittima che sia mai esistita.
Eppure nessuno di noi stuzzica i cadaveri. Non abbiamo vissuto i Fantastici Anni Sessanta, ma siamo abbastanza svegli da capire quanto essi siano sopravvalutati, e le cerimonie rievocative di numeri magici come 68 o 77 non ci hanno donato altro che una magica arrendevolezza.
Siamo i disgraziatissimi ultimi arrivati, cresciuti nel Grande Vuoto. Il mondo si china preoccupato su di noi, figli dei figli (dei figli) della famiglia patriarcale, che dopo aver assistito al fallimento di ogni tentativo di cambiamento costruttivo non saremo di certo in grado di fare nulla di buono.
Il “ragazzo difficile” imbottito di educazione e psicofarmaci cresce con un messaggio ben preciso che lampeggia su tutti gli schermi: siate pigri, perché non potete farci nulla. Mass-media ormai scaduti tentano invano di emozionarci, donandoci questo o quel viagra con effetti a breve termine.
I meno svegli non hanno tardato a farne una patologia, chiamandola postmoderno. Chissà, forse in un momento di fragilità culturale è esistito anche il postmoderno, che potremmo indicare come quel particolare momento storico in cui ad una veloce successione di prodotti nuovi è seguito un calo dello stupore: così cominciarono i soliti ai-miei-tempi.
Questa sequenza di sbadigli è troppo noiosa per non provocare uno sbadiglio. Ma bisognerebbe essere davvero imbecilli per credere che tutto questo sia un limbo eterno (infatti a crederlo sono gli stessi imbecilli che sostenevano l'immortalità della televisione).
Non esiste nessun postmoderno per un net.futurista.
Non avremmo voluto nascere in un epoca diversa da questa, perché fra le mandrie di frignoni lassisti abbiamo trovato il nostro campo da gioco ideale.
Il Net.Futurismo è la risata che spezza la vacuofilia dei perdenti.

martedì 24 maggio 2011

Neo.Futurismo 2000


Il Futurismo è morto con Marinetti.
Questa tesi - la più diffusa - è prontamente smentita da Roberto Guerra, figura chiave del neofuturismo dagli anni '80 ad oggi, con il suo libro “Neo.Futurismo 2000” prossimamente in uscita. Il volume, con un tono volutamente antiaccademico, presenta i vari sviluppi del movimento futurista fino ai giorni nostri, spaziando dall'esperienza di Enzo Benedetto con la sua rivista Futurismo Oggi alle più recenti performance net.futuriste, dando anche la giusta importanza al movimento transumanista e alle operazioni a grande ripercussione mediatica di Graziano Cecchini.
Nessuno meglio dell'autore, che ha collaborato con molti dei personaggi presentati, poteva ripercorrere questa storia. E alla fine del percorso da lui tracciato, non si potrà più negare l'evidenza: il Futurismo è più vivo che mai.

martedì 17 maggio 2011

E' nato il M.A.V. - preparatevi ad evaporare!

L'arte, quell'arte che non merita maiuscole, ha subito nel corso dei secoli numerose trasformazioni.
Nella sua prima, lunghissima fase durata fino alla fine dell'800, il concetto di arte era strettamente legato alla pittura e alla scultura. Nessuno metteva in discussione forma e funzione dell'arte: essa viveva la sua fase solida.
Le prime avanguardie del '900 si opposero brutalmente alla rigidità e alla fondamentale inutilità dell'arte solida, aprendo la strada ad una nuova fase interdisciplinaria che avrebbe condotto l'arte a dissolversi, sconfinando nella vita quotidiana. Purtroppo, i più fraintesero le varie azioni e performance futuriste e dada: esse vennero percepite come innovatrici solo in quanto piene di "trovate", ma la comprensione della loro portata e degli intenti di queste avanguardie era ancora lontana.
Si arrivò così al momento liquido delle produzioni artistiche, private di una forma standardizzata e limitante. Cambia la forma, ma si perdono i contenuti: l'"innovazione" di cui si fanno portavoce i liquidisti non è nient'altro che sperimentalismo da laboratorio o, peggio ancora, qualche effetto speciale per conquistare la critica: ecco uno tsunami di vacche sezionate, videoarte da quattro soldi, network che fanno i network che parlano dei network. In questo clima di autoreferenzialità liquidista è nato il MAV, Movimento d'Arte Vaporizzata, generatosi dall'unione del Movimento per un'Arte Cervicale con alcuni ex attivisti del Gruppo IDRA, che sul finire degli anni '60 anticipò la causa della vaporizzazione mentre i loro contemporanei italici continuavano a produrre incrostazioni calcaree su tela. Con loro, tutta una serie di persone vicine alle posizioni futuriste e situazioniste (Antonio Saccoccio, Roberto Guerra, Emmanuele Pilia e altri ancora).
Causa comune: la vaporizzazione dell' arte e del paludoso sistema in cui marcisce.

Frantumiamo il solidismo!

Liquidiamo il liquidismo!

Vaporizziamo l'arte!

venerdì 13 maggio 2011

Retarchia!

L'individuo medio è abbastanza vivo e incoerente da rappresentare da solo una società eterogenea; ne consegue che non esiste nessun individuo medio. L'unica persona che merita questo titolo è un Mario Rossi qualunque il cui corpo è stato sminuzzato dai grafici delle statistiche, il cui volto si è appiattito sullo schermo, mentre il suo nome si sgretolava in una firma. Meriterebbe di essere preso a schiaffi, se solo esistesse.
La fallimentare società odierna, la società degli intenti insignificanti e del passatempismo idealizzato, è riducibile alla moltiplicazione dell'individuo medio per sé stesso, zero x zero.
L'educazione che riceviamo fin dalla nascita da scuole e mass media ha come fine ultimo l'appiattimento della persona, la trasformazione dell'individuo in uomo medio. Si noti come, nella vita quotidiana, questo appiattimento viene condito con termini luccicanti: ora sei maturo, responsabile, hai messo la testa a posto, viene detto a ragazzi che rinunciano a vivere. L'idiozia generale non permette nemmeno discriminazioni tra l'essere intelligenti e l'essere studiosi. L'uomo-massa si realizza nella ripetizione di frasi altrui, nell'edificazione di un senso morale nella norma o di un nichilismo qualunquista, nel raggiungimento di mezzi di sussistenza di cui potersi accontentare. Eccolo lì il nostro Mario Rossi, maturo, responsabile, studioso come vorrebbe il modello scolastico o inetto e ignorante come lo vorrebbe quello televisivo. La sua non-esistenza si estende a macchia d'olio, e prima di rendervi conto che il signor Rossi è un cannibale vi sarete già uniti al suo banchetto.
Ci si ritrova così ad abbandonare la ricchezza individuale per raggiungere un livello di “perfezione” del tutto omologante, e tu che senza sapere perché ti svegli di cattivo umore, cominci a nutrire sentimenti antisociali nell'ottusa convinzione che possano condurti ad una valida alternativa a tutto questo. Sbagli. La tua frustrazione è ben condivisa dai tuoi simulacri; continuerai a sopportare o ti emarginerai, e in ogni caso non costruirai nulla. Occorre operare una distinzione tra immensificazione dell'individuo e chiusura in sé stessi.
L'immensificazione individuale, da qualche anno a questa parte, è stata resa alla portata di tutti con l'avvento del web 2.0. La rete ci ha donato un paradigma nuovo, un modello che ha spazzato via quello imposto precedentemente. La società cannibale moderna, coi suoi individui “socialmente realizzati” o antisociali, sta riscontrando una seria difficoltà a perseverare efficacemente col suo sistema di autoconservazione. La gente si attiva, si aggrega e costruisce prospettive nuove; l'individuo viene valorizzato al massimo, nella sua eterogeneità: stiamo progressivamente mutando, divenendo finalmente uomini a mille dimensioni. C'è ancora molta dispersione in rete, è vero, ma non si può ignorare la crescita esponenziale del numero di creativi in via di detonazione.

Per liberarci in modo definitivo da vincoli e mortificazioni del nostro tempo, estenderemo il paradigma reticolare ad ogni livello di interazione sociale e processo di crescita individuale.

Non esiste limite che possa arginare la retarchia:

eleveremo a potenza le nostre vite, alla conquista dell'oltrizzonte.


domenica 8 maggio 2011

Il senso della SIAE

...non c'è.
Le note usate dai musicanti nella norma son solo 12. Quante combinazioni potrebbero avere? Quanti secoli di tempo credete che ci vogliano per esaurire una tale scarsità di risorse?
Vogliamo poi parlare dei testi? Di quanti cuoramore dovremo morire prima di ammettere che persino le parole son sempre le stesse?
La SIAE ha i giorni contati.

mercoledì 27 aprile 2011

Contro il feticcio e la realtà antip(r)atica

A tutti coloro che non hanno motivo di esistere.

Codificare la realtà in mappe mentali più semplici è una delle facoltà umane che ci consentono una vita più serena. Abbiamo la nostra occupazione, il nostro rifugio, i nostri film preferiti; conosciamo la differenza tra bianco e nero, e abbiamo scelto da che parte stare. Le giornate si susseguono a rotazione e non teniamo conto dell'eventualità che ci possa cadere un vaso di fiori sulla testa. Su questa routine amiamo fermarci, appesantirci, appisolarci, e la nostra concezione della vita si riduce ad una serie di avvenimenti abbastanza simili tra loro da non scomodare il culo di piombo delle nostre anime. Ben presto rimaniamo intrappolati nella ragnatela delle nostre mappe mentali, nate per semplificarci la vita ma troppo rigide per non complicarla, e ci ritroviamo attaccati a simboli senza più un significato di riferimento: andare a comprare il pane non è in nessun modo riconducibile all'esigenza di un nutrimento, il nostro lavoro è la nostra identità e le scuole sono parcheggi per eterni bambini. Il mondo si riempe di carta, i cassetti vomitano fogli che dovrebbero dimostrare qualcosa a qualcuno; la realtà viene schematizzata, mutilata e servita. Il burocrate che non ci crede se non c'è il giusto timbro è solo l'esempio più pratico di feticismo massificato, in cui a seguito della scomparsa di un fine abbiamo cominciato a leccare il mezzo. Il notaio esce di casa con lo sguardo oltre perché sa che la sua firma ha un valore inestimabile – il nome è merce, il corpo è merce, l'azione è merce, il pensiero è merce, ma abbiamo dimenticato qualsiasi valido motivo per cui desiderare la ricchezza.

Dissociato il significante dal significato, tentiamo la sopravvivenza. Umanità in coda o parcheggiata; qualche ornamento per il tuo parcheggio e sarai il bello del pollaio.

Dissociazione totale di realtà e parola. Le parole smettono di esistere se non nella loro accezione più banale e diventano fini a sé stesse, una formalità scaccia l'altra, parole vuote svuotano la realtà.


Sei abbastanza coraggioso da non sapere cosa farai tra un'ora?

In quel 99% di vissuto quotidiano che quotidianamente rifiuti di vivere si possono tessere le trame della retarchia straripante. Che piaccia o no, una rivoluzione è in corso, e qualsiasi pratica grigia statica inutile verrà filtrata e ripensata nella grande centrifuga dell'avanguardismo.


Il Net.Futurismo convertirà lo sbadiglio in canto di rivolta

venerdì 1 aprile 2011

La pratica igienica del collage net.futurista - Klaus-Peter Schneegass

FARE DEI COLLAGES CONTEMPORANEI significa sempre: essere mentalmente disposti all‘elaborazione adeguata di una certa specie di “antiLavoro deCostruttivo per azioni direttissime su carta“ – eseguite dalle forbici Net.Futuriste sovversive dinami(ti)zzanti ben ispirate (ad opera/“anti-opera“ dell‘autore). In questo senso si tratta di VERE “DEcomposizioni surRealiste“ di quella assai ben nota tragicomicità dell‘onnipresentissima REALTÀ QUOTIDIANA autenticamente “NEOCANNÌBALE“. Così nasce una nuova SFERA DI COSCIENZA AVANGUARDISTA quale risultato “frullato“ dall‘esistenza banale “postmoderna“ PASSATEMPISTA: Ci sentiamo quindi in una sorta di “surRealtà vissuta (dal vivo sognata)“.
Ed è proprio questo lo SPIRITO DEL COLLAGE: Sono i ritagli decomposti dell‘ANTIPRODUZIONE NET.FUTURISTA che mirano ad un integrale NUOVO TRITAMONDO PERENNE. Ne uscirà sempre un rigetto quasi “chirurgico“ di immagini pubblicitarie che diventano “creAttive“ e mutano in nuove “creAzioni vive vivacissime“ – trasfigurate sotto questi aspetti analitici e “REcompositivi“.
FARE DEI COLLAGES NET.FUTURISTI vale più di qualsiasi carta igienica: è una pratica igienica consciamente ANTI-ARTISTICA – cioè: per questo verso sta nascendo un altro trapasso “creAttivo“ all‘orizzonte dell‘ANTIPRODUZIONE NEOAVANGUARDISTA di vivacissime “operette d‘@rte con la @ nana“.

Klaus-Peter Schneegass


mercoledì 9 marzo 2011

unità d'Italia, la prospettiva retarchica

Non c'è da stupirsi se i politicani sono ancora restii ad accettare i festeggiamenti del 150esimo anniversario dell'unità d'Italia: il loro maggior contributo consiste esattamente nel farla a pezzi.
E tra le loro beghe da condominio e un canto alpino, lancio a tutti i miei migliori per un'Italia retarchica straripante interconnessa. Un augurio che non vuole essere nè mera celebrazione di alcunché, nè quieto patriottismo spicciolo.

L'unico antidoto per la mentalità italiana provincialotta mafiosa:
la retarchia

giovedì 10 febbraio 2011

oceano dozzinale - l'antispleen

clicca qui per scaricare il pdf

Ogni uomo è un oceano dozzinale. Ognuno vive assorto nel suo dramma, protagonista assoluto delle più infime banalità. Sopravvivere a questa condizione vuol dire intrattenersi o deprimersi (o deprimersi per intrattenersi, o intrattenersi fino alla depressione).
Quella che propongo è una risata al di sopra delle parti: un inno alla vita spinto al di là di ogni convinzione, imposizione o condanna sociale/individuale.

Stefano Balice

sabato 29 gennaio 2011

Agli studenti

Bravi.
La Gelmini ha tirato fuori il meglio di voi: avete imparato ad organizzarvi, ad essere responsabili per non farvi dare contro dai partiti, a concordare le proteste con gl'insegnanti. Avete tenuto a bada gli studenti che volevano fare solo casino, li avete persuasi del fatto che si stava facendo sul serio. Avete lavorato per togliervi di dosso lo stereotipo del sessantottino, in nome del vostro essere semplici studenti che vogliono rimanere tali, tant'è vero che anche Napolitano ha dovuto accettare di incontrarvi.
Davvero complimenti.
E in tutto questo, siete diventati ciò che odiate: perchè se prima c'era una critica nei confronti del modello dominante -una critica spesso sterile e fatta di slogan, figlia delle pubblicità, ma almeno c'era - ora siete voi a battervi per difenderlo.
Vista in quest'ottica, la scuola non ha mai vissuto un momento di gloria come quello di oggi: un momento storico estremamente curioso, in cui lo studente ha interiorizzato tutti i "valori" dell'istituzione che lavora per annichilirlo, tant'è vero che lotta per essa.

Mi auguro almeno che, se un giorno questo delirio dei tagli finirà, nessuno di voi venga più a parlarmi di rivoluzioni di nessun tipo.

martedì 25 gennaio 2011

L'utopia della scolarizzazione

Facile definire la descolarizzazione un'utopia.
Ma è davvero così facile?
Tutto sommato, pur volendo conservare un'ottica funzionalista, l'istituzione scolastica NON prepara all'ingresso nella società. Descolarizzare vuol dire innanzi tutto rivedere le proprie priorità, al di là di ogni luogo comune, e questa non è un'utopia ma un bisogno umano, nonchè un dovere sociale.
Pensiamo piuttosto alla scolarizzazione: si può essere così fuori di testa da sognare un mondo in cui ogni ragazzo ripete nozioni senza nessuna elaborazione, nozioni che vengono spacciate per verità assolute, ritrovandosi incapace di integrarsi in una situazione qualunque?
Si tratta certo di una macabra utopia, eppure per molti ragazzi è una realtà.
L'approccio costruttivista di alcuni docenti sembra migliorare la situazione. Ma questi docenti sembrano quasi degli infiltrati, che vogliono difendere i ragazzi nel Covo del Nemico. La situazione rimarrebbe pessima anche se questi "descolarizzatori in borghese" costituissero la maggioranza, perchè c'è un'impostazione paradigmatica sbagliata che regola ogni settore scolastico (dalla definizione dei ruoli a quella delle materie), che finisce per scolarizzare anche i modelli pedagogici più aperti.
Non si tratta quindi di pensare a se descolarizzare o meno: succederà, perchè è un processo igienico. Sta a noi definire tempi e modalità.

giovedì 13 gennaio 2011

Enarmonia del pensiero e verbalizzazione

In una mappa di rappresentazione approssimativa degli schemi mentali, in cui il concetto è subordinato alla parola e viceversa, ed entrambi sono rappresentati come punti di connessione tra le linee di una rete:

un pensiero comune, vittima di costanti biases, si sviluppa così

un pensiero enarmonico - verbalizzabile mediante il linguàrtritamòt - si sviluppa così


perchè queste sono le potenzialità massime del pensiero passivo

e queste del pensiero enarmonico

sabato 1 gennaio 2011

Necessità tritamodali

Il modo in cui si legano pensiero e linguaggio è un argomento piuttosto immenso; quello che mi preme dimostrare in questo post è il meccanismo di autolimitazione che deriva da un uso improprio e passivo di una lingua.
Prendiamo come esempio l'atto di cedere un qualsiasi tipo di oggetto o prestazione. Possiamo dire (i primi che mi vengono in mente):

dare
offrire
regalare
donare
prestare
servire
cedere

Ora prendiamo una parola a caso tra queste, e proviamo a pensare come sarebbe la nostra visione del medesimo concetto senza di essa. Togliamo "offrire". "Offrire" non è certo "dare", nè "prestare", nè altro. Ti dono un caffè? No, detto così sembra chissà cosa, invece è solo un caffè. Ti cedo un caffè? Dai, non me ne sto mica privando io. Se vuoi te lo regalo, ma se te lo chiedo mi ridi in faccia. Insomma, alla fine il caffè non te lo offrò più, e l'atto di cedere ecc ecc viene vissuto un po' meno serenamente.

Sto esagerando (più o meno!), ma un'idea ve la sarete fatta sull'importanza che si porta dietro ogni parola; tramite le parole organizziamo i concetti, e a seconda dei nostri schemi mentali ci comportiamo in un modo piuttosto che in un altro.Da qui l'innegabile affermazione che lingua e cultura si riflettono vicendevolmente. Un passo verso l'immensificazione umana è proprio l'uso creativo dl linguaggio. Il linguartritamòt risponde ad una necessità del nostro tempo; se è pur vero che il meccanismo di mortificazione del pensiero portato dal rigidizionarismo ha gravato su di noi per millenni, è anche vero che non esiste un momento migliore di questo per finirla definitivamente con questo gioco di crampi alla lingua. Guardatevi intorno! Guardate i volponi dei vecchi media, che questo meccanismo lo conoscono da tempo. Loro hanno portato tra noi concetti erronei, inesistenti o dal nome totalmente infondato. Il loro dizionario, quello di "finiani", "berlusconismo", "antipolitica", guerra "umanitaria", "reality show" e tutte le altre geniali cazzate, hanno il grande potere di stabilire per cosa litigheremo domani, e quali parole useremo per farlo. Inventa un bianco e un nero; prima ci cascheranno i più vegetabili, poi gli altri si adatteranno. Quindi non spaventatevi se, gironzolando su questo blog, vi capiterà di rileggere una frase due o tre volte prima di coglierne l'ingenuo e festoso significato; sto solo adattando il linguaggio a ciò che voglio esprimere. Esparlo