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:quaddentro:

mercoledì 25 maggio 2011

Legirtimazione generazionale

Abbiamo sentito abbastanza ai-miei-tempi da aver afferrato che, stando alla cronaca, viviamo nell'epoca più illegittima che sia mai esistita.
Eppure nessuno di noi stuzzica i cadaveri. Non abbiamo vissuto i Fantastici Anni Sessanta, ma siamo abbastanza svegli da capire quanto essi siano sopravvalutati, e le cerimonie rievocative di numeri magici come 68 o 77 non ci hanno donato altro che una magica arrendevolezza.
Siamo i disgraziatissimi ultimi arrivati, cresciuti nel Grande Vuoto. Il mondo si china preoccupato su di noi, figli dei figli (dei figli) della famiglia patriarcale, che dopo aver assistito al fallimento di ogni tentativo di cambiamento costruttivo non saremo di certo in grado di fare nulla di buono.
Il “ragazzo difficile” imbottito di educazione e psicofarmaci cresce con un messaggio ben preciso che lampeggia su tutti gli schermi: siate pigri, perché non potete farci nulla. Mass-media ormai scaduti tentano invano di emozionarci, donandoci questo o quel viagra con effetti a breve termine.
I meno svegli non hanno tardato a farne una patologia, chiamandola postmoderno. Chissà, forse in un momento di fragilità culturale è esistito anche il postmoderno, che potremmo indicare come quel particolare momento storico in cui ad una veloce successione di prodotti nuovi è seguito un calo dello stupore: così cominciarono i soliti ai-miei-tempi.
Questa sequenza di sbadigli è troppo noiosa per non provocare uno sbadiglio. Ma bisognerebbe essere davvero imbecilli per credere che tutto questo sia un limbo eterno (infatti a crederlo sono gli stessi imbecilli che sostenevano l'immortalità della televisione).
Non esiste nessun postmoderno per un net.futurista.
Non avremmo voluto nascere in un epoca diversa da questa, perché fra le mandrie di frignoni lassisti abbiamo trovato il nostro campo da gioco ideale.
Il Net.Futurismo è la risata che spezza la vacuofilia dei perdenti.

martedì 24 maggio 2011

Neo.Futurismo 2000


Il Futurismo è morto con Marinetti.
Questa tesi - la più diffusa - è prontamente smentita da Roberto Guerra, figura chiave del neofuturismo dagli anni '80 ad oggi, con il suo libro “Neo.Futurismo 2000” prossimamente in uscita. Il volume, con un tono volutamente antiaccademico, presenta i vari sviluppi del movimento futurista fino ai giorni nostri, spaziando dall'esperienza di Enzo Benedetto con la sua rivista Futurismo Oggi alle più recenti performance net.futuriste, dando anche la giusta importanza al movimento transumanista e alle operazioni a grande ripercussione mediatica di Graziano Cecchini.
Nessuno meglio dell'autore, che ha collaborato con molti dei personaggi presentati, poteva ripercorrere questa storia. E alla fine del percorso da lui tracciato, non si potrà più negare l'evidenza: il Futurismo è più vivo che mai.

martedì 17 maggio 2011

E' nato il M.A.V. - preparatevi ad evaporare!

L'arte, quell'arte che non merita maiuscole, ha subito nel corso dei secoli numerose trasformazioni.
Nella sua prima, lunghissima fase durata fino alla fine dell'800, il concetto di arte era strettamente legato alla pittura e alla scultura. Nessuno metteva in discussione forma e funzione dell'arte: essa viveva la sua fase solida.
Le prime avanguardie del '900 si opposero brutalmente alla rigidità e alla fondamentale inutilità dell'arte solida, aprendo la strada ad una nuova fase interdisciplinaria che avrebbe condotto l'arte a dissolversi, sconfinando nella vita quotidiana. Purtroppo, i più fraintesero le varie azioni e performance futuriste e dada: esse vennero percepite come innovatrici solo in quanto piene di "trovate", ma la comprensione della loro portata e degli intenti di queste avanguardie era ancora lontana.
Si arrivò così al momento liquido delle produzioni artistiche, private di una forma standardizzata e limitante. Cambia la forma, ma si perdono i contenuti: l'"innovazione" di cui si fanno portavoce i liquidisti non è nient'altro che sperimentalismo da laboratorio o, peggio ancora, qualche effetto speciale per conquistare la critica: ecco uno tsunami di vacche sezionate, videoarte da quattro soldi, network che fanno i network che parlano dei network. In questo clima di autoreferenzialità liquidista è nato il MAV, Movimento d'Arte Vaporizzata, generatosi dall'unione del Movimento per un'Arte Cervicale con alcuni ex attivisti del Gruppo IDRA, che sul finire degli anni '60 anticipò la causa della vaporizzazione mentre i loro contemporanei italici continuavano a produrre incrostazioni calcaree su tela. Con loro, tutta una serie di persone vicine alle posizioni futuriste e situazioniste (Antonio Saccoccio, Roberto Guerra, Emmanuele Pilia e altri ancora).
Causa comune: la vaporizzazione dell' arte e del paludoso sistema in cui marcisce.

Frantumiamo il solidismo!

Liquidiamo il liquidismo!

Vaporizziamo l'arte!

venerdì 13 maggio 2011

Retarchia!

L'individuo medio è abbastanza vivo e incoerente da rappresentare da solo una società eterogenea; ne consegue che non esiste nessun individuo medio. L'unica persona che merita questo titolo è un Mario Rossi qualunque il cui corpo è stato sminuzzato dai grafici delle statistiche, il cui volto si è appiattito sullo schermo, mentre il suo nome si sgretolava in una firma. Meriterebbe di essere preso a schiaffi, se solo esistesse.
La fallimentare società odierna, la società degli intenti insignificanti e del passatempismo idealizzato, è riducibile alla moltiplicazione dell'individuo medio per sé stesso, zero x zero.
L'educazione che riceviamo fin dalla nascita da scuole e mass media ha come fine ultimo l'appiattimento della persona, la trasformazione dell'individuo in uomo medio. Si noti come, nella vita quotidiana, questo appiattimento viene condito con termini luccicanti: ora sei maturo, responsabile, hai messo la testa a posto, viene detto a ragazzi che rinunciano a vivere. L'idiozia generale non permette nemmeno discriminazioni tra l'essere intelligenti e l'essere studiosi. L'uomo-massa si realizza nella ripetizione di frasi altrui, nell'edificazione di un senso morale nella norma o di un nichilismo qualunquista, nel raggiungimento di mezzi di sussistenza di cui potersi accontentare. Eccolo lì il nostro Mario Rossi, maturo, responsabile, studioso come vorrebbe il modello scolastico o inetto e ignorante come lo vorrebbe quello televisivo. La sua non-esistenza si estende a macchia d'olio, e prima di rendervi conto che il signor Rossi è un cannibale vi sarete già uniti al suo banchetto.
Ci si ritrova così ad abbandonare la ricchezza individuale per raggiungere un livello di “perfezione” del tutto omologante, e tu che senza sapere perché ti svegli di cattivo umore, cominci a nutrire sentimenti antisociali nell'ottusa convinzione che possano condurti ad una valida alternativa a tutto questo. Sbagli. La tua frustrazione è ben condivisa dai tuoi simulacri; continuerai a sopportare o ti emarginerai, e in ogni caso non costruirai nulla. Occorre operare una distinzione tra immensificazione dell'individuo e chiusura in sé stessi.
L'immensificazione individuale, da qualche anno a questa parte, è stata resa alla portata di tutti con l'avvento del web 2.0. La rete ci ha donato un paradigma nuovo, un modello che ha spazzato via quello imposto precedentemente. La società cannibale moderna, coi suoi individui “socialmente realizzati” o antisociali, sta riscontrando una seria difficoltà a perseverare efficacemente col suo sistema di autoconservazione. La gente si attiva, si aggrega e costruisce prospettive nuove; l'individuo viene valorizzato al massimo, nella sua eterogeneità: stiamo progressivamente mutando, divenendo finalmente uomini a mille dimensioni. C'è ancora molta dispersione in rete, è vero, ma non si può ignorare la crescita esponenziale del numero di creativi in via di detonazione.

Per liberarci in modo definitivo da vincoli e mortificazioni del nostro tempo, estenderemo il paradigma reticolare ad ogni livello di interazione sociale e processo di crescita individuale.

Non esiste limite che possa arginare la retarchia:

eleveremo a potenza le nostre vite, alla conquista dell'oltrizzonte.


domenica 8 maggio 2011

Il senso della SIAE

...non c'è.
Le note usate dai musicanti nella norma son solo 12. Quante combinazioni potrebbero avere? Quanti secoli di tempo credete che ci vogliano per esaurire una tale scarsità di risorse?
Vogliamo poi parlare dei testi? Di quanti cuoramore dovremo morire prima di ammettere che persino le parole son sempre le stesse?
La SIAE ha i giorni contati.