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:quaddentro:

mercoledì 27 aprile 2011

Contro il feticcio e la realtà antip(r)atica

A tutti coloro che non hanno motivo di esistere.

Codificare la realtà in mappe mentali più semplici è una delle facoltà umane che ci consentono una vita più serena. Abbiamo la nostra occupazione, il nostro rifugio, i nostri film preferiti; conosciamo la differenza tra bianco e nero, e abbiamo scelto da che parte stare. Le giornate si susseguono a rotazione e non teniamo conto dell'eventualità che ci possa cadere un vaso di fiori sulla testa. Su questa routine amiamo fermarci, appesantirci, appisolarci, e la nostra concezione della vita si riduce ad una serie di avvenimenti abbastanza simili tra loro da non scomodare il culo di piombo delle nostre anime. Ben presto rimaniamo intrappolati nella ragnatela delle nostre mappe mentali, nate per semplificarci la vita ma troppo rigide per non complicarla, e ci ritroviamo attaccati a simboli senza più un significato di riferimento: andare a comprare il pane non è in nessun modo riconducibile all'esigenza di un nutrimento, il nostro lavoro è la nostra identità e le scuole sono parcheggi per eterni bambini. Il mondo si riempe di carta, i cassetti vomitano fogli che dovrebbero dimostrare qualcosa a qualcuno; la realtà viene schematizzata, mutilata e servita. Il burocrate che non ci crede se non c'è il giusto timbro è solo l'esempio più pratico di feticismo massificato, in cui a seguito della scomparsa di un fine abbiamo cominciato a leccare il mezzo. Il notaio esce di casa con lo sguardo oltre perché sa che la sua firma ha un valore inestimabile – il nome è merce, il corpo è merce, l'azione è merce, il pensiero è merce, ma abbiamo dimenticato qualsiasi valido motivo per cui desiderare la ricchezza.

Dissociato il significante dal significato, tentiamo la sopravvivenza. Umanità in coda o parcheggiata; qualche ornamento per il tuo parcheggio e sarai il bello del pollaio.

Dissociazione totale di realtà e parola. Le parole smettono di esistere se non nella loro accezione più banale e diventano fini a sé stesse, una formalità scaccia l'altra, parole vuote svuotano la realtà.


Sei abbastanza coraggioso da non sapere cosa farai tra un'ora?

In quel 99% di vissuto quotidiano che quotidianamente rifiuti di vivere si possono tessere le trame della retarchia straripante. Che piaccia o no, una rivoluzione è in corso, e qualsiasi pratica grigia statica inutile verrà filtrata e ripensata nella grande centrifuga dell'avanguardismo.


Il Net.Futurismo convertirà lo sbadiglio in canto di rivolta

venerdì 1 aprile 2011

La pratica igienica del collage net.futurista - Klaus-Peter Schneegass

FARE DEI COLLAGES CONTEMPORANEI significa sempre: essere mentalmente disposti all‘elaborazione adeguata di una certa specie di “antiLavoro deCostruttivo per azioni direttissime su carta“ – eseguite dalle forbici Net.Futuriste sovversive dinami(ti)zzanti ben ispirate (ad opera/“anti-opera“ dell‘autore). In questo senso si tratta di VERE “DEcomposizioni surRealiste“ di quella assai ben nota tragicomicità dell‘onnipresentissima REALTÀ QUOTIDIANA autenticamente “NEOCANNÌBALE“. Così nasce una nuova SFERA DI COSCIENZA AVANGUARDISTA quale risultato “frullato“ dall‘esistenza banale “postmoderna“ PASSATEMPISTA: Ci sentiamo quindi in una sorta di “surRealtà vissuta (dal vivo sognata)“.
Ed è proprio questo lo SPIRITO DEL COLLAGE: Sono i ritagli decomposti dell‘ANTIPRODUZIONE NET.FUTURISTA che mirano ad un integrale NUOVO TRITAMONDO PERENNE. Ne uscirà sempre un rigetto quasi “chirurgico“ di immagini pubblicitarie che diventano “creAttive“ e mutano in nuove “creAzioni vive vivacissime“ – trasfigurate sotto questi aspetti analitici e “REcompositivi“.
FARE DEI COLLAGES NET.FUTURISTI vale più di qualsiasi carta igienica: è una pratica igienica consciamente ANTI-ARTISTICA – cioè: per questo verso sta nascendo un altro trapasso “creAttivo“ all‘orizzonte dell‘ANTIPRODUZIONE NEOAVANGUARDISTA di vivacissime “operette d‘@rte con la @ nana“.

Klaus-Peter Schneegass