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:quaddentro:

lunedì 12 luglio 2010

Quello che rimane

Scienze della formazione primaria.
Quindi si suppone che si imparino i metodi migliori per aiutare i bambini nel loro percorso di crescita.
E invece mi ritrovo a dover constatare che quello che rimane nella formazione (per l'appunto) degli studenti non è il contenuto dei libri - che tra un Vygotskij e un Claparède, completati da programmazioni di esperienze didattiche, gli stimoli tutto sommato non mancano - quello che rimane, dicevo, è la virtualità, culturalmente appresa, dell'università e dell'istruzione in generale.
Mi spiego meglio.
Sto per dare un esame di didattica della matematica (in cui tutto ciò che è inerente alla didattica è magicamente scomparso) e mi sintonizzo sulle frequenze delle mie conoscenti per captare qualche informazione al volo. Ripassano, fanno bigliettini, si interrogano a vicenda. Quello che mi sorprende, è il modo in cui vanno in crisi alcune di loro per argomenti che non ricordano bene, nonostante siano molto intuitivi (sempre di matematica per bambini si parla...). Sono stupide? Sono ignoranti?
Niente di tutto ciò. Hanno la sindrome da virtualità indotta.
Ossia, non riescono a vedere collegamenti tra ciò che studiano e ciò che vivono; il libro per loro nasce a pagina 1 e muore a pagina tot. Tutte le loro conoscenze non servono a niente, il loro vissuto non deve esistere: l'esame, l'università sono microcosmi privi di nessi con la vita - appunto, virtuali, realtà simulate.
Ben inteso, non si tratta di un punto di vista degli studenti indotto dalla loro ingenuità, ma da un'azione massiccia di stiraggio da parte dell'istituzione scolastica, che educa fin dalla prima infanzia ad essere niente più che degli esseri privi di volontà, appiattiti, la cui esperienza non vale nulla.
Ovviamente, all'università si mantiene questa linea, e i metodi più avanguardisti vengono insegnati coi metodi più scadenti (e, da più di un secolo, scaduti).
Così, quello che rimane impresso nelle menti di questi ripetitori stirati, non è il contenuto, ma il modo in cui l'hanno "appreso" - e la grande stireria che si occupa di istruzione può stare serena ancora per un po'.

1 commento:

  1. Magari fosse rimasto impresso il modo in cui il contenuto è stato appreso! Sarebbe stato più facile ricordare! La verità è che misurarsi con l'aspetto metacognitivo della conoscenza è questione complessa per quegli insegnanti che "possiedono il pensiero" come fosse scienza infusa...
    Per gli stiratori è sempre difficile e dispendioso intraprendere l'affascinante viaggio nel "pensiero del pensiero" ... per questo "trip" non ci sono libri da seguire, unità di apprendimento preconfezionate,aiuti di nessun genere...
    Il pensiero a una dimensione si spalma sul libro e si confonde con esso, il pensiero del pensiero è infinitamente connettivo!

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