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sabato 21 aprile 2012

Arte pulsionale: avanguardia calda e neotribalismo


La necessità di espressione, insita nella natura umana, vive in modo naturale e spontaneo e può manifestarsi in svariati modi; la parola arte non è nemmeno sufficiente a rappresentarli tutti, e spesso bisogna ricorrere a qualcosa che superi l’arte. E mentre l'arte, a cui poco o nulla rimane da dire, finisce nei libri, nei musei e nelle aste, l'oltre-arte si sviluppa in contesti autonomi reticolari, in cui comunicazione ed espressione sono realmente e quotidianamente esplorate.
È in questo contesto che nasce Pulsional Gender Art di Vitaldo Conte, che oltre a ripercorrere le tappe dell'evoluzione espressiva pulsionale, si è trasformato in un polo di aggregazione attraverso una serie di contatti tra autore, editori ed (oltre)artisti citati. La linea spaziotemporale che attraversa futurismo e dada, bondage, tango, maschere virtuali e cybersex, ha come filo conduttore l'urgenza comunicativa, la sua fisicità e la sua potenza. La stessa urgenza che ritroviamo nel neotribalismo delle comunità digitali, tra cui mi piace ricordare almeno Net.Futurismo e Movimento Arte Vaporizzata, la rete di Homemade Experimental Electronic Music and Noise coordinata da Hal McGee, o fenomeni vicini alla scena underground come quello delle netlabels dedite al rumore nelle sue varie sfaccettature.
Le nuove tecnologie hanno permesso alla dimensione pulsionale di arricchirsi della possibilità di condivisione, di cooperazione e confronto; per l'avanguardia calda, il web è stato un enorme alleato, che ha consentito ad avanguardie storiche come Futurismo e Dada di evolversi in fenomeni di massa. Possiamo osservarlo nell’ambito sonoro, in cui rumorismo, poesia sonora e sperimentazioni di ogni sorta sono diventate pratiche diffuse: non più semplici generi musicali, ma espressioni pulsionali autonome, indipendenti. Parlo dell’esplosione di tutti quei fenomeni legati al rumorismo come breakcore, lo-bit, chiptune, harsh noise wall, glitch, che nei media ufficiali non avrebbero mai avuto uno sviluppo. Si tratta di tante microscene delocalizzate ma in comunicazione tra loro, fondate su un etica DIY, che a differenza delle proposte dei canali ufficiali (gerarchicizzati pilotati narcotizzanti) propongono l’esplorazione totale del suono.
La visione marinettiana di spazi di aggregazione visibili per un proletariato di creativi è pienamente realizzata e anche superata; l’avanguardia sta vivendo solo ora il suo momento migliore. Pulsional Gender Art è la narrazione di questa evoluzione, percorsi che cominciano con la lussuria futurista di Valentine de Saint-Point per diventare CyberSex con Helena Velena e GlitchSex con Laika Facsimile, confronti tra icone come Guido Keller e le maschere Vendicative di Anonymous.
Perché l’espressione pulsionale, per sua natura, non può rimanere fossilizzata. Essa fluisce inarrestabile, attraverso i rumori della creatività diffusa.

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