La necessità di
espressione, insita nella natura umana, vive in modo naturale e
spontaneo e può manifestarsi in svariati modi; la parola arte
non è nemmeno sufficiente a rappresentarli tutti, e spesso bisogna
ricorrere a qualcosa che superi l’arte.
E mentre l'arte, a cui poco o nulla rimane da dire, finisce nei
libri, nei musei e nelle aste, l'oltre-arte si sviluppa in contesti
autonomi reticolari, in cui comunicazione ed espressione sono
realmente e quotidianamente esplorate.
È in questo contesto che
nasce Pulsional Gender Art di Vitaldo Conte, che oltre a
ripercorrere le tappe dell'evoluzione espressiva pulsionale, si è
trasformato in un polo di aggregazione attraverso una serie di
contatti tra autore, editori ed (oltre)artisti citati. La linea
spaziotemporale che attraversa futurismo e dada, bondage, tango,
maschere virtuali e cybersex, ha come filo conduttore l'urgenza
comunicativa, la sua fisicità e la sua potenza. La stessa urgenza
che ritroviamo nel neotribalismo delle comunità digitali, tra
cui mi piace ricordare almeno Net.Futurismo e Movimento Arte
Vaporizzata, la rete di Homemade Experimental Electronic Music and
Noise coordinata da Hal McGee, o fenomeni vicini alla scena
underground come quello delle netlabels dedite al rumore nelle sue
varie sfaccettature.
Le nuove tecnologie hanno
permesso alla dimensione pulsionale di arricchirsi della possibilità
di condivisione, di cooperazione e confronto; per l'avanguardia
calda, il web è stato un enorme alleato, che ha consentito ad
avanguardie storiche come Futurismo e Dada di evolversi in fenomeni
di massa. Possiamo osservarlo nell’ambito sonoro, in cui rumorismo,
poesia sonora e sperimentazioni di ogni sorta sono diventate pratiche
diffuse: non più semplici generi musicali, ma espressioni pulsionali
autonome, indipendenti. Parlo dell’esplosione di tutti quei
fenomeni legati al rumorismo come breakcore, lo-bit, chiptune, harsh
noise wall, glitch, che nei media ufficiali non avrebbero mai avuto
uno sviluppo. Si tratta di tante microscene delocalizzate ma in
comunicazione tra loro, fondate su un etica DIY, che a differenza
delle proposte dei canali ufficiali (gerarchicizzati pilotati
narcotizzanti) propongono l’esplorazione totale del suono.
La visione marinettiana
di spazi di aggregazione visibili per un proletariato di creativi è
pienamente realizzata e anche superata;
l’avanguardia sta vivendo solo ora il suo momento migliore.
Pulsional Gender Art è la narrazione di questa evoluzione,
percorsi che cominciano con la lussuria futurista di Valentine de
Saint-Point per diventare CyberSex con Helena Velena e
GlitchSex con Laika Facsimile, confronti tra icone come Guido
Keller e le maschere Vendicative di Anonymous.
Perché l’espressione
pulsionale, per sua natura, non può rimanere fossilizzata. Essa
fluisce inarrestabile, attraverso i rumori della creatività diffusa.
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